mercoledì 11 agosto 2010

TINDERSTICKS A SESTO AL REGHENA L'8 AGOSTO 2010: LA RECENSIONE DI ELISA RUSSO


Domenica la rassegna “Sexto n’plugged” in Piazza Castello a Sesto al Reghena si è conclusa alla grande con il concerto dei Tindersticks. La band di Nottingham ha regalato un concerto denso ed emozionante ad un pubblico composto da qualche centinaia di persone, molte arrivate da Trieste. Era lecito aspettarsi qualche presenza in più, trattandosi dell’unica data italiana. Ma forse è il destino di questa formazione di “beautiful losers” (belli e perdenti): fare musica di qualità per un’audience di qualità (sono stati spesso definiti come “troppo sofisticati per conquistare le masse”). Stuart Staples, crooner e uomo d’altri tempi, cantante e leader dei Tindersticks sin dai primi anni 90, riesce a tenere viva l’attenzione degli ascoltatori dalla prima all’ultima nota creando una tensione che non si lascia mai spegnere dalla ricercatezza dei brani. Ad accompagnarlo due musicisti della formazione storica: Neil Fraser alla chitarra, David Boulter al piano, tastiere, cori. E poi:
Earl Sylvester alla batteria, Andy Nice al violoncello e sax, David Kitt alla chitarra e cori, Dan Mckinna al basso. La loro musica è cinematografica (non a caso hanno composto due colonne sonore per Claire Denis) ma non si riduce a semplice sottofondo: a fare la differenza sono le escursioni nei territori del rock. Impossibile non usare la parola “elegante” per definire il concerto dei Tindersticks. Elegante nella forma e nella sostanza. E come per il cinema, anche per la moda non è un caso: così eleganti da essere stati chiamati a Parigi da Louis Vuitton a comporre la musica per la sua collezione estate. In scaletta a Sesto, vecchi successi (i primi due album contengono delle perle assolute) e molte novità tratte da «Falling Down A Mountain», ottavo album in studio. Avvincente la title-track, con la sua andatura funk-jazz, nata da un’ispirazione fortunata e composta quasi di getto. L’ombra di Nick Cave, il noir romantico di Leonard Cohen e Serge Gainsbourg, i territori desolati di Scott Walker aleggiano costantemente nell’aria.
La pioggia arriva proprio verso il finale del live, Stuart saluta il pubblico manifestando qualche timore per gli strumenti (in particolare per la sua chitarra a cui tiene molto). Ma poi il calore dei presenti è tale da farlo tornare per i bis, resi ancora più suggestivi e malinconici dal cielo che vuole avere voce in capitolo. Creare una particolare sintonia tra luogo e musica: se questo era l’intento della serata (e di tutta la rassegna), il bersaglio è stato centrato.
 

Elisa Russo, Il Piccolo 10 Agosto 2010





Nessun commento:

Posta un commento