lunedì 31 gennaio 2011

RUBRICA DISCHI IL PICCOLO 31.01.11 DI ELISA E RICKY RUSSO

RECENSIONI DISCHI 31/01/11
DI ELISA E RICKY RUSSO


Artista: Verdena
Titolo: «Wow»
Etichetta: Universal


I Verdena sono la dimostrazione che si può avere successo facendo le cose di testa propria, senza preoccuparsi troppo delle logiche commerciali e promozionali (logiche, per altro, di dubbia efficacia in un mercato discografico in seria crisi). Allora si ha l’impressione che i fratelli Luca e Alberto Ferrari e Roberta Sammarelli, con «Wow» (Universal) abbiano semplicemente fatto il disco che desideravano fare, prendendosi il tempo di cui avevano bisogno (quattro anni dal precedente «Requiem»), mettendoci dentro quante canzoni volevano (tantissime: 27, distribuite in un cd doppio), lavorando nel loro studio (il celebre ex pollaio), senza avvalersi di un produttore esterno, senza far trapelare notizie. Solo il singolo «Razzi Arpia Inferno e Fiamme» con relativo videoclip ad anticipare l’album. In prossimità dell’uscita di «Wow», stampa specializzata e social network sembravano non parlare d’altro; i detrattori si chiedevano come mai tanto “hype” ed attesa attorno al quinto album del trio bergamasco. Si può ipotizzare semplicemente che, nel territorio del rock italico, chi riesce a conciliare qualità, indipendenza e grandi numeri sia un caso talmente raro da suscitare parecchia e meritata attenzione. «Wow» è presto salito al secondo posto della classifica, surclassando Negramaro, Ligabue e Zucchero. Con un doppio album tutt’altro che facile da assimilare, nella sua lunghezza e varietà: più sussurrato dei precedenti, ma con episodi rock e psichedelici che assicureranno dei live esplosivi (l’11 marzo saranno al Deposito Giordani di Pordenone). Una fissa per i Beatles. Ma anche: MGMT, Mogol/Battisti di «Anima Latina», i Beach Boys, i Jennifer Gentle, con cui i fratelli Ferrari hanno suonato e fraternizzato.
Una novità di «Wow» è che la maggior parte dei pezzi sono nati al piano, trovando armonie che non sarebbero arrivate con la chitarra. Di chitarre elettriche, ce ne sono poche. La voce è in secondo piano, tanto che è necessario consultare il booklet per non perdersi alcune parole. Parole che privilegiano la musicalità al significato stesso (cosa a cui gli inglesi sono ben abituati). Il primo brano «Scegli me (un mondo che tu non vuoi)» comincia con un “forse” pronunciato da Luca: semplicemente perché hanno registrato così tanto da scordarsi di stare zitti, e se una take era buona l’hanno inclusa con tanto di rumori esterni catturati per caso. Tra i brani di punta: «Loniterp» intitolato così perché ricorda gli Interpol; «Mi coltivo» che richiama i Pink Floyd; «Miglioramento» riecheggia i MGMT, con un testo che suggerisce: “se io fossi te, farei la mia rivoluzione di colpo”; la trasognata «Castelli in aria»; «Sorriso in spiaggia» (pt1 e pt2) omaggio ai Beach Boys; «Attonito» che apre energicamente il secondo cd; «È solo lunedì» che cita il Battisti di «Io vivrò (senza te)».
Un album coraggioso, onirico e pieno di sorprese.



RECENSIONI DISCHI 31/01/11
DI ELISA E RICKY RUSSO


Artista: Anna Calvi
Titolo: s/t
Etichetta: Domino/Self

Nonostante il nome (il padre è romano, la madre svizzera), Anna Calvi è inglese al 100%: nata e cresciuta a Londra. Peccato, perché un’artista del genere sarebbe stata fonte di orgoglio per la musica nostrana. L’hanno battezzata fin da subito “la nuova PJ Harvey”, la sua voce profonda ricorda anche Diamanda Galas, Siouxie, Soap&Skin. Inoltre, suona la chitarra in maniera impeccabile, da vera virtuosa (“quando sono sul palco mi sento tutt’uno con la mia chitarra e mi lascio sopraffare dalla musica, è una sensazione potente ed estraniante”, dice). È la pupilla di Nick Cave (che l’ha voluta in tour con i suoi Grinderman) e Brian Eno, che è stato il primo ad accorgersi di lei, definendo la sua musica piena di “intelligenza, romanticismo e passione”. Con PJ Harvey condivide anche il produttore Rob Ellis (che ha co-prodotto il disco assieme alla Calvi stessa). Esauriti i paralleli e i confronti, che lusingano e indispettiscono al tempo stesso gli artisti, è bene precisare che la Calvi è tutt’altro che un clone. Di personalità ne ha da vendere e lo dimostra confezionando un omonimo album di debutto entusiasmante ed originale. Colori dominanti: il rosso e il nero. Blues gotico, atmosfere cupe, sensualità, Ravel, Debussy, Morricone, il flamenco, il western, il cinema di David Lynch: tutto questo e molto altro aleggia in queste canzoni.
La nuova sirena del cantautorato britannico racconta di essersi chiusa in uno scantinato, determinata a dar vita ad un album pur non avendo ancora un contratto, ascoltando dosi massicce di Edith Piaf e Nina Simone. “Voglio che vediate le mie canzoni”: per Anna Calvi la musica deve essere talmente evocativa da creare dei mini-film nella mente di chi ascolta. Un brano come «The Devil» svela la sua passione per il flamenco e la musica classica, un episodio come il singolo «Suzanne and I» le permette di esprimere magistralmente tutta la sua estensione vocale dai sussurri alle urla: sensuale e sinistra, oscura e romantica; «I’ll be your man» sembra una versione femminile di Nick Cave.
L’unica pecca di questo esordio è che non tutti i brani sono all’altezza di episodi imponenti come il singolo.


 RECENSIONI DISCHI 31/01/11
DI ELISA E RICKY RUSSO



Artista: James Blake
Titolo: «s/t»
Etichetta: Atlas/A&M

Sarà disponibile dal 7 febbraio l’atteso debutto eponimo di James Blake: un mix di soul e trip-hop, gospel e dubstep, r&b e glitch pop. Dopo l’antipasto davvero gustoso dei 3 EP pubblicati nel 2010 (“The Bells Sketch”, “CMYK”, “Klavierwerke”) e del singolo apripista (una versione piano e voce di “Limit To Your Love” di Feist), l’album sulla lunga distanza conferma le buone intuizioni dell’artista londinese. Blake, 22 anni, produttore, remixatore (per Snoop Dogg, Lil Wayne e Destiny’s Child sotto il nome di Harmonimix) e soprattutto songwriter dalla formazione classica, ma dai gusti musicali sintonizzati sul presente, è considerato il fenomeno del momento. Lo stanno esaltando autorità come Pitchfork, Stereogum, la BBC e la rivista Rolling Stone, che ha trovato affinità con big del calibro di Antony, Aphex Twin, Arthur Russell, Marvin Gaye. Paragoni forse azzardati, ma che pongono la giusta attenzione su un personaggio da tenere d’occhio.



Artista: Iron and Wine
Titolo: «Kiss Each Other Clean»
Etichetta: 4AD/Self

Accolto dalla stampa specializzata (di quasi tutto il mondo) come un autentico capolavoro, il quarto album del barbuto cantautore texano Sam Beam, in arte Ferro & Vino, colpisce per l’intensità e la qualità. Dieci brani che scorrono lungo il fiume della tradizione Americana. Un sound stratificato, ricco di sfumature, melodie e colori. Molto distante dai precedenti lavori indie-folk: piuttosto scarni, in bianco e nero, sussurrati. “Kiss Each Other Clean” è descritto invece dallo stesso autore «come quella musica che si sentiva da ragazzini nell’auto dei genitori, musica degli anni ’70 da radio FM». I riferimenti espliciti sono tanti, ma si integrano perfettamente con la personalità e il talento di Beam, coadiuvato da una produzione di Serie A e da un gruppo di musicisti motivati. Riecheggiano i Fleetwood Mac, Stevie Wonder, i Beatles, i Byrds, Bob Dylan, il primo Elton John, Brian Wilson, Paul Simon… Insomma i grandi classici, ma è ormai un classico del nostro tempo anche Iron and Wine.

  


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